Draghi, la denuncia di Le Fonti tv: basta parole, è il momento di agire!

“Caro Presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo discorso all’Italia, prima di insediarsi a Palazzo Chigi, Lei ha usato parole come “responsabilità nazionale” e “dovere della cittadinanza”. E con questi concetti è arrivato a ricordare gli effetti economici del Covid sulle donne, che in Italia lavorano e guadagnano meno che in Europa. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo“. Si è aperta con queste parole, pronunciate dalla Head of Channel di Le Fonti Tv Manuela Donghi e rivolte direttamente al Premier attraverso un video messaggio, la maratona #lefonti8marzo: donne e lavoro, una non stop in streaming promossa dal gruppo editoriale per affrontare tutti i temi importanti che riguardano l’universo femminile, in particolare quello dell’occupazione.

Durante tutto l’anno, e in particolar modo in occasione della Giornata internazionale della donna, a finire sotto la lente d’ingrandimento dell’intero corpo redazionale di Le Fonti sono stati i settori che il gruppo segue ogni giorno attraverso tv e riviste: società quotate, universo legal, assicurazioni e risparmio gestito. E i numeri emersi dall’indagine sul gender gap non sono affatto confortanti.  Nel nostro Paese è più facile che una società sia guidata da un giovane sotto i 45 anni che da una donna. In Italia, 25 amministratori delegati su 100 delle società quotate nel listino Ftse Mib sono entrati in carica prima dei 45 anni, mentre solo 14 su cento del totale sono donne. Anche il comparto degli studi legali d’affari è storicamente chiuso, nelle posizioni apicali, alle figure femminili. Questo a dispetto di una progressiva femminilizzazione della professione forense, che però evidentemente presenta dei blocchi alla carriera. Alcuni numeri esemplificativi: secondo un’indagine del Centro Studi Le Fonti Legal, in media, nei primi 20 studi legali in Italia, solo il 18 per cento dei partner è donna. Per le assicurazioni, sono stati presi in esame i primi 10 gruppi classificati in base alle raccolte premi nei rami danni e vita, all’interno dei quali si contano 60 distinte società. Di queste 60 società solo il 10% (quindi 6) è guidato da una CEO donna. Non va meglio per quanto riguarda l’industria del risparmio gestito, dove si evidenzia una forte caratterizzazione maschile nei ruoli apicali: tra le prime 25 società d’investimento, solo 3 vedono al vertice una donna.

“Alla luce di questi dati, Presidente Mario Draghi, noi abbiamo rivolto un appello a lei, però è sempre buona pratica chiedere ma anche proporre, la critica fine a se stessa non è mai costruttiva e il nostro obiettivo è

proprio quello di mettere noi stessi un mattoncino per edificare qualcosa di enorme”, ha proseguito Manuela Donghi nel suo appello. La proposta di Le Fonti, infatti, è di rafforzare e ampliare il campo della legge Golfo Mosca di dieci anni fa, e di portare la quota del 40% di donne non solo nelle società quotate e società pubbliche ma anche in quelle non quotate, soprattutto in riferimento a settori strategici come il mondo delle assicurazioni e della finanza. Per quanto riguarda i grandi studi legali italiani, poi, l’obiettivo è che i soci donna possano essere almeno il 40%.

L’attenzione del gruppo Le Fonti ai temi della leadership femminile, della parità di genere e salariale di certo non si esaurirà al termine della maratona di 24 ore. L’impegno è quello di monitorare in maniera periodica e costante le imprese di tutti i settori strategici, segnalando quelle virtuose e quelle che, invece, non si sono ancora allineate agli standard della società del futuro. Una società dove le donne possano rappresentare il fattore chiave nella crescita e nel cambiamento a livello mondiale.

Scroll to top