Reddito di cittadinanza: è solo una truffa?

Sono ufficialmente poveri e quindi assistiti dallo Stato. Ma nella realtà possiedono auto di lusso, appartamenti e perfino vigneti di pregio. Sono i «furbetti» o meglio i truffatori del Reddito di cittadinanza, balzati di recente agli onori della cronaca. Molti con precedenti penali, tra i quali rapinatori, capiclan e affiliati a mafia e camorra. Partendo dai fatti degli ultimi giorni, Le Fonti TV ha organizzato una puntata speciale di Instant Focus L’Evento, una tavola rotonda con quattro ospiti sostenitori di diverse visioni politiche, ovvero Maurizio Del Conte (Presidente Afol Metropolitana), Giancarlo Marcotti (Finanza in Chiaro), Gianluca Corrado (Ex Movimento 5 Stelle) ed Enrico Turato (Fratelli D’Italia), in dialogo con la Head of Channel Manuela Donghi su questo discusso provvedimento.

Gianluca Corrado: “ Il M5S sta diventando un partito democristiano in cui non mi riconosco più. Il Reddito di Cittadinanza è stato pensato come un principio di civiltà, ovvero aiutare chi in quel momento si trovava  sotto la soglia di povertà, ben 4 milioni di italiani. Eravamo dell’idea che tutti dovessero avere un tetto sopra la testa e un piatto di minestra. E’ una soluzione che però oggettivamente non ha funzionato, ma non per i furbetti e i truffatori. Bisognava contrastare la povertà e, in seconda battuta, reinserire le persone nel mondo del lavoro ma tutto questo non è successo”.

Enrico Turato: “Come Fratelli d’Italia siamo sempre stati molto scettici rispetto al RdC, pensiamo a quest’estate quando molti ristoratori denunciavano la mancanza di personale. Quel personale mancante preferiva stare a casa a prendere i soldi, quindi il provvedimento non è stato affatto un volano del mercato del lavoro ma l’esatto contrario. Si è creata semplicemente della sussistenza che non permette all’economia di partire. Inoltre, il RdC ha fatto da cartina tornasole a quelli che sono problemi profondi del paese, come l’infiltrazione della criminalità nella burocrazia”.

Maurizio Del Conte: “In tutti i Paesi in cui c’è il RdC c’è una rete di centri per l’impiego. Abbiamo pensato di scaricare su una rete già fragile anche l’enorme quantità di persone coinvolte dal provvedimento. I navigator sono stati una trovata estemporanea e fallimentare, visto che adesso li vogliono pure togliere, ma già dovevano avere una natura temporanea. E’ stato un errore di impostazione, di progettazione, di idea. Ora nel piano del PNRR c’è l’idea di stanziare i fondi ai servizi per il lavoro, non so se funzionerà ma lo trovo sicuramente più lungimirante. Guardiamo cosa è stato fatto negli altri Paesi: sono stati rafforzati i servizi sociali, perchè la povertà è una dimensione molto più ampia che tocca l’istruzione, la famiglia,  i problemi legati alle dipendenze”.   

Giancarlo Marcotti:  “Il Reddito di Cittadinanza non ha risolto nessun problema se non dare lo stipendio ai navigator. Pensare che si risolvessero tutti i problemi di povertà dell’Italia con gli 8 miliardi inizialmente previsti dal provvedimento è stata una follia. Per risolvere il problema bisogna creare posti di lavoro, non dare soldi a destra o manca. Bisogna fare qualcosa di serio a livello di welfare, dove gli altri Paesi Europei, soprattutto quelli del Nord, sono molto più avanti di noi. Se continuiamo a dare il RdC a gente che non fa niente, noi li incrementiamo i poveri. Dopo questi ultimi fatti cronaca, le truffe messe in atto da questi criminali ai danni dello Stato, la delusione degli italiani e la sfiducia è aumentata a dismisura. E la sfiducia dei cittadini è proprio  uno dei motivi per cui il Paese non sta ancora funzionando.

E’ stato minimizzato il problema dei controlli a posteriori?

Giancarlo Marcotti:  “I controlli effettuati a posteriori, o in molti casi nemmeno effettuati, sono lo scandalo più grande, gigantesco. Pensiamo agli stranieri: tra le 9mila persona aventi diritto al RdC,  ci sono degli stranieri che non hanno mai messo piede in Italia, anche se una delle regole prevede proprio la residenza nel nostro Paese da almeno 10 anni. Questo vuol dire che non sono stati fatti controlli. Se, invece, ci sono state delle minacce o delle pressioni è giusto che emergano”.  

Gianluca Corrado: “Il RdC deve esistere a prescindere, per sostenere e tutelare i poveri. Quindi io il principio del RdC lo sosterrò sempre, al di là del sistema di reinserimento nel mondo del lavoro. E in tempo di pandemia ha dato mangiare a decine di padri di famiglia. Per i controlli, qui stiamo parlando di un sacco di dipendenti statali che per stupidità o incapacità hanno permesso la truffa. In ogni caso, il RDC era stato pensato inizialmente  dal M5S come misura di sostegno per i poveri, non come strumento di reinserimento nel mondo del lavoro, punto su cui ha insistito la Lega. Noi non sapevamo che i centri per l’impiego non fossero pronti”.  

Enrico Turato: “Chiudere i centri per l’impiego per me è un abominio, semmai vanno rafforzati e migliorati, mettendo ancora più in contatto le aziende con i potenziali lavoratori. Con i soldi sprecati per il  RdC non si sono potuti aiutare altri lavoratori in difficoltà, come le partite IVA, o elargire altri ristori, o aumentare gli stipendi bassissimi delle forze dell’ordine. Questo lo trovo profondamente ingiusto dal punto di vista sociale. Il Reddito di Cittadinanza  è stato uno strumento politico ideato e sfruttato dal M5S per accumulare voti, soprattutto al Sud”:  

Maurizio Del Conte: “Il fallimento era insito nel progetto. Come si poteva pensare di caricare i centri dell’impiego (che già devono provvedere a migliaia di disoccupati) di altre persone da sistemare? Di certo 3.000 navigator (selezionati tra l’altro con un test di 100 domande a crocette) non potevano bastare. Il navigator è stato pensato come un match maker, cioè una persona predisposta a creare un legame tra domanda e offerta, ma senza occuparsi di formazione e di riqualificazione. E’ questo è un altro grande problema del sistema italiano. Non bisogna solo occupare i posti di lavoro ma cercare di mettere la persona giusta al posto giusto”.

Scroll to top