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Perché la BCE non ha paura dell’inflazione?

Appuntamento settimanale con il nostro appuntamento “Il Fatto di Marcotti”, con gli scenari economici e politici e tutte le decisioni che si stanno prendendo in questo momento, quindi cosa c’è sul tavolo del governo, che ha riflesso diretto o indiretto sulla nostra economia e poi, chiaramente, guardando fuori dall’Italia, all’Europa. Tutto è stato congelato in attesa delle nuove riunioni delle banche centrali, questa settimana ce n’è una, quella della BCE, ancora sul tavolo c’è il tapering, è ancora troppo presto? Forse si. Altro tema è quello dell’inflazione. Temporanea o meno? Abbiamo lasciato alle spalle questo fino settimana il forum Ambrosetti, si è parlato di inflazione, Gentiloni ha detto che sarebbe sbagliato se la Banca Centrale Europea attivasse delle politiche monetarie meno accomodanti, perché l’inflazione è temporanea, quindi sarebbe prematuro qualsiasi intervento. Tanti temi che ovviamente trattiamo tutti i giorni, ma con il Fatto di Marcotti, lo facciamo con uno sguardo diverso, quello di Giancarlo Marcotti, bentrovato.

Insomma l’inflazione è finita anche al forum Ambrosetti a Cernobbio, era ovvio che fosse così, perché si monitora quello che sta accadendo e si aspetta la mossa di Christine Lagarde, tu che mossa ti attendi da questa riunione? Partiamo da qui.

Non mi aspetto grandi sorprese, anzi tutt’altro. La povera Lagarde è in un senso unico quindi non può girare da nessun’altra parte, deve continuare con questa politica, che secondo alcuni è ultra accomodante, ma anche secondo me, perché effettivamente mai nella storia abbiamo avuto i tassi così bassi per un periodo così lungo e non può far altro che continuare perché ora si sta arrivando all’orizzonte di questo spauracchio che è l’inflazione, però questo spauracchio qua non ci sono le condizioni per cambiare la politica monetaria. E’ vero che assistiamo ad un rimbalzo dell’economia dopo il drammatico 2020, ma non è un boom economico quello che ci aspetta, di conseguenza la BCE non può far altro che continuare con questa politica che sta portando avanti da tempo.

Ecco permettimi una battuta: se dobbiamo aspettare il boom economico dovremo aspettare ancora un po’ prima che la BCE cambi passo rispetto alla politica monetaria, è vero che dopo periodi di carestia c’è sempre stato il boom, ma credo che siamo ancora ben lontani. Quindi per quanto dobbiamo ancora osservare queste politiche accomodanti? Ora concentriamoci sulla BCE poi andiamo sulla Fed perché ci sono delle distinzioni da fare.

Appunto. Dopo ritorniamo a parlare dell’Europa, ma guardando oltre oceano, è chiaro che essendo cominciate le cose prima, ci si aspetta che le cose cambino prima, insomma siamo sempre al traino di questi Stati Uniti e Federal Reserve, guardiamo li perché da li ci arrivano le indicazioni. Le indicazioni della FED sono un po’ in anticipo rispetto all’Europa, ma anche li non arrivano delle notizie rassicuranti, nel senso che nonostante la ripresa economica sia ben incanalata e che Stati Uniti hanno avuto certo un 2020 negativo, ma non come i paesi europei, quindi avevano meno da recuperare, però vedo un governatore della banca centrale ancora prudente e questo significa che ritiene la sua economia ancora fragile, non robusta. Poi c’è sempre lo spauracchio dell’inflazione.

Esatto. Tema inflazione, nella zona Euro è balzata ai massimi di 10 anni ad agosto e sono anche previsti aumenti in futuro, è presto per dire se strutturale o meno, però i risultati che abbiamo visto, hanno cozzato un po’ con gli obiettivi della BCE proprio sul tema inflazione. Rischia di diventare nei prossimi mesi il grattacapo o non fa paura, come ci stanno dicendo?

Le rassicurazioni arrivano, ma guardando il dato europeo, quindi dei 26 paesi dell’Unione Europea, o i 19 paesi dell’euro, abbiamo un dato aggregato che, non che non sia preoccupante, però è chiaramente aumentata ed è aumentata in particolare negli ultimi 8/9 mesi. Al momento diciamo che i numeri non sono da allarme, ma se noi disaggreghiamo questi numeri, il dato medio, lo dice la parola stessa, è composto da dati superiori e dati inferiori alla media e se andiamo a vedere i dati superiori, i paesi che non hanno l’euro hanno tassi di crescita nettamente superiori, quindi in pratica noi invochiamo questa crescita ed è normale che ci sia, ma occhio che si porta dietro l’inflazione. Quindi bisogna stare molto attenti e capire se è una crescita vera, questo è il grande problema che può avere la BCE, il tornare a vedere dei segni di ripresa si accompagna alla crescita dell’inflazione. Noi abbiamo dati che non avevamo da una decina di anni quindi non è cosa da poco.

Sisi infatti, si lega molto questo balzo a tutta una situazione che abbiamo vissuto a causa del Covid.

Si Manuela, come siamo usciti dalla situazione del 2020? Siamo usciti tutti, ma aumentando enormemente i nostri debiti pubblici, quindi quello non è un problema da poco, noi non dovremmo più utilizzare delle forme di finanziamento straordinario come sono stati durante il 2020, però di fatto se ci manca quell’ossigeno li è difficile anche crescere. Io lo so che sembro pessimista, ma mi sembra il pessimismo della ragione.

Peraltro scusami, non è una domanda polemica, ma anzi. Non si parla più di recovery fund. O meglio se ne parla ma non in modo adeguato sul come sono stati messi a frutto questi soldi arrivati dall’Europa. Ti è arrivato qualcosa all’orecchio?

La stessa cosa che è arrivata a te.

In tutto questo, cosa succederà secondo te ai mercati? Te lo chiedo sempre ma le cose cambiano di settimana in settimana e piano piano si delinea, o magari no, l’andamento, proviamo a capirlo insieme. Quando i mercati potrebbero dare delle indicazioni diverse?

Io tempo fa, lessi di quando Warren Buffer aveva previsto l’arrivo del Dow Jones a cento mila punti e io dico “questo deve aver bevuto” e poi sono andato a leggere l’articolo. Leggendolo in effetti diceva che se la politica dei tassi a zero fosse continuata per un tempo lungo, il Dow Jones non avrebbe fatto altro che salire. Dal titolo all’articolo le cose sono cambiate logicamente, ma anche in quel momento pensai che i tassi bassi non sarebbero potuti rimanere, invece è questa la questione. Finché il mercato del reddito fisso sarà un mercato bloccato, è chiaro che un mercato dell’equity avrà sempre dei compratori, poi all’infinito non si può arrivare, ma giustamente da quel punto di vista Warren Buffet non aveva detto una sciocchezza. Aveva detto una cosa che a tutti però sembrava impossibile, eppure in questo momento continuiamo con i tassi così bassi, perché anche se dovessimo alzare i tassi e portarli da 0 a 0,5 sarebbero comunque bassissimi, finché non si torna a 2/2,5, si tratta comunque di una politica monetaria espansiva. Noi adesso l’1% lo diamo quasi come un tasso alto, ma perché arriviamo da tassi bassissimi, quindi questo è il fattore chiave. Questa politica monetaria porta a gonfiare le borse e finché non cambia è difficile vedere un ridimensionamento.

Le banche centrali di solito sono molto allineate, ma arriverà un momento in cui andranno per i fatti loro o continueranno ad andare a braccetto per così dire? Perché fa parte del gioco.

Difficile che vadano a braccetto. Attenzione, in Cina sta succedendo qualcosa, ma non bisogna commetter un errore, ossia quello di guardare alla Cina come se fosse un, certo uno Stato importante, ma come se seguisse il nostro modo di pensare. Qui ci troviamo in uno Stato molto particolare: non c’è alcuna azienda cinese che non sia influenzata dallo Stato quindi ora sta succedendo qualcosa, ma la Cina è un po’ particolare. Tra Europa e Stati Uniti ci sarà sempre un distacco temporale, ma solo quello, perché la prima seguirà sempre gli Stati Uniti. Quindi non penso che ci sia uno strappo tra le due cose. Ecco, quando gli Stati Uniti hanno cercato di uscire da quella trappola e poi ci sono dovuti rientrare, perché la FED aveva fatto un tentativo di far tornare i tassi normali, poi è arrivato il Covid. Lo scenario dell’Afghanistan non è da sottovalutare, perché se non sbaglio la guerra in Afghanistan è la più lunga guerra in cui gli Stati Uniti sono stati coinvolti, anche se naturalmente lontano dal loro territorio, ma stiamo parlano di tanti anni, è chiaro che gli statunitensi da li volevano venir via quindi non era una questione di democratici o repubblicani, era una cosa in cui dovevano trovare un buon metodo per uscirsene da li. Hanno scelto un brutto metodo, lasciando nel caos il paese e adesso presumo che si scateni l’ennesima guerra civile.

Altri market mover che a tua opinione bisogna seguire in questo momento?

C’è la questione delle materie prime e qui rientra ancora il discorso Cina. Sappiamo che la Cina è la fabbrica del mondo, il posto dove si ha la maggior produzione di beni reali e quindi è anche la zona del mondo in cui devono convogliare le materie prime. Solo che pur avendo un grande territorio, la Cina non è ricca di materie prime e deve procurarsele in giro per il mondo, sappiamo i rapporti con la Russia, ma è anche attiva nel continente africano, questa è una cosa da monitorare e gli sviluppi di questo mercato, perché ci possono essere degli sbalzi di prezzo rilevanti e potrebbe innescare nel bene e nel male dei movimenti di borsa significativi.

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