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G20: focus su tassa minima globale. Bce verso la strategic view. Il punto con Cottarelli

Focus sulla minimum global tax, argomento centrale dell’ultimo G20 svoltosi in Italia e sulla possibile strategic view da parte della BCE. Quando arriverà? Ma soprattutto, è necessaria? Il punto della situazione con Carlo Cottarelli, presidente e osservatore conti pubblici UCSC.

Carlo Cottarelli, presidente e osservatore conti pubblici Università Cattolica, grazie per essere con noi. Stavo menzionando l’accordo già siglato in sede Ocse per quanto concerne la tassazione minima globale, intanto le volevo chiedere se questo 15% di cui si sta parlando è un progetto ambizioso e se ci saranno dei passi in avanti dal suo punto di vista.

Il 15% rispetto alla situazione attuale, è un passo ambizioso, sarebbe la prima volta che c’è un accordo per le politiche di tassazione internazionale, ci sono stati accordi siglati dall’Ocse per quanto riguarda la lotta all’illusione, tutta la parte che riguarda i prezzi a cui le imprese multinazionali fanno transazioni e così via, ma quello riguarda la riscossione all’evasione fiscale, questo è un accordo che riguarderebbe la tax policy, ovvero i tassi di interesse, le aliquote di tassazione imposte dai vari paesi. C’è possibilità che sia raggiunto un accordo più ampio, perché un conto è il G7 e uno il G20, bisognerebbe coinvolgere tutti i paesi, ma non so io rimango molto scettico, son convinto che è necessario fare una cosa di questo genere, perché il livello di tassazione delle società internazionali è davvero imbarazzante da qualunque punto di vista però come si fa a convincere i 200 paesi del mondo ad adeguarsi? Certo si possono adottare delle politiche di sanzioni ma non sarà un percorso facile.

Le volevo chiedere, proprio al livello europeo, oggi abbiamo sentito il ministro delle finanze francese, il quale ha detto che sarebbe stato molto deluso se alcun paese europeo dovesse dire no a questa proposta che ricordiamo, arriva dagli Stati Uniti ed è uno dei punti dell’agenda Biden.

Si questo dimostra che anche in Europa siamo riusciti a raggiungere quell’accordo, nonostante in Europa si possa comunque esercitare una pressione politica, sappiamo che la tassazione è una delle aree in cui, per fare cambiamenti, serve l’unanimità al livello europeo quindi legalmente non si può fare se un paese si oppone, però si può fare pressione politica per fare queste cose. Anche in Europa siamo riuscita ad avere l’unanimità sulla tassazione minima sui profitti societari, ricordiamo una cosa, non si tratta di dire è il 15% per tutti i paesi, ma bisogna armonizzare la base imponibile e armonizzare tutte l politiche di correzione ed eccezione che esistono nei diversi paesi, quindi anche dal punto di vista tecnico non è una cosa facile da fare, figuriamoci dal punto di vista politico.

Si esatto, ricordiamo che la stessa eurozona non ha una politica fiscale comune, le volevo chiedere un’ultima domanda su questo tema, quale sarebbe l’impatto sui big tech? Abbiamo sentito più di un editoriale che i big tech si sono detti molto positivi e non hanno nulla di contro su questa proposta.

Beh ufficialmente avranno detto questo non mi meraviglierei se non cercassero di giustificarsi, ma sappiamo di fatto che in certi casi pagano molto meno del 15%. In generale sappiamo che il livello di tassazione negli anni 80 era intorno al 42/43%, adesso sempre nella media dell’Ocse è intorno al 24%, quindi un 15% sarebbe comunque piuttosto basso, ma vedremo se si riuscirà ad avere almeno un accordo su questo e su tutti gli altri aspetti.

Vorrei parlare di un altro tema positivo per l’Italia, oggi abbiamo visto le stime per le previsioni di crescita dell’Unione Europea, riviste al rialzo, anche significati, PIL da 4,2% a 5% questo nel 2021 e poi una leggerissima una revisione al ribasso per il PIL del 2022 a 4,4%, dunque le volevo chiedere, lei è altrettanto ottimista? E poi andremo a vedere sulla base di queste stime cosa potrebbe cambiare al livello di politica monetaria da parte della BCE.

Si io sono ottimista ma sono almeno due mesi che dico che il tasso di crescita dell’Italia, si avvicinerà, anzi supererà il 5%, questo è il dato per l’Europa che ha citato lei, ma credo che valga anche per l’Italia, forse per l’Europa potrebbe essere anche più alto, perché ci sono le indicazioni dei dati già positivi che quello è l’andamento, sappiamo che le politiche monetarie fiscali rimangono estremamente espansive con livelli di deficit pubblico al livello della seconda guerra mondiale, ricordiamo che tutto questo vale se non c’è una nuova ondata in autunno, se non ci fosse questi numeri sono realistici e potrebbero anche essere superati.

Abbiamo sentito anche Enria, con un tono ottimista, che ha detto che potrebbe esserci una nuova distribuzione dei dividendi nel quarto trimestre, questo potrebbe cambiare tanto per gli investitori internazionali ma non solo anche i buy backs che è, ricordiamo, un pratica più tipica per gli Stati Uniti che per l’Europa, ma viste tutte le notizie positive e questo calendario macro economico in forte rialzo attualmente, le volevo chiedere secondo lei quando si potrà iniziare a parlare di tepering della BCE, anche graduale, iniziando anche già solo dal PEPP, il programma forse più generoso.

Il programma è stato già esteso fino a marzo dell’anno prossimo, ma io non mi sorprenderei se fosse interrotto tutto di un colpo piuttosto che una riduzione graduale, l’attitudine dell’Europa è quella di rimanere molto espansivi, ora vale un po’ per tutte le banche centrali, è vero che l’inflazione è aumentata velocemente ma dovrebbe essere un aumento un tantum, ma vedremo. In questa fase di ripresa, che in realtà è di rimbalzo, perché stiamo tornando sui livelli del 2019 non è una crescita spettacolare da questo punto di vista, abbiamo perso il 9% l’anno scorso, riprendiamo il 5% quest’anno e il 5% il prossimo e torniamo sui livelli iniziali, ma in questo quadro l’elemento di incertezza più grosso è relativo all’inflazione perché se confrontiamo l’aumento dei prezzi dall’inizio di quest’anno rapportato al danno, si parla di numeri, che a seconda del paese, si aggirano intorno al 7-8% annualizzato, quindi numeri molto alto, ma dovrebbe essere un aumento temporaneo per quanto riguarda l’inflazione, mentre quello dei prezzi è definitivo. Già il dato di giugno dell’inflazione in Germania, seppur preliminare, segnala un rallentamento.

Assolutamente si, poi abbiamo visto l’ultimo dato dell’inflazione dell’eurozona di 1,9% quindi leggermente al di sotto del target della BCE del 2% però poi si avvicina anche la revisione di strategia che è molto attesa dai mercati. Volevo capire se lei si aspetta qualche cambiamento, perché sono passati quasi 15 anni dall’ultima strategic view, dunque lei si aspetta qualche cambiamento importante o meglio, è necessario?

La strategic view era partita prima del Covid, quindi prima di parla di decarbonizzazione e green finance, ma ora ovviamente i temi sono diversi, dopo un periodo in cui i prezzi sono stati fermi o addirittura sono scesi, bisogna puntare al 2% forward looking o tener conto di quello che è successo in passato e fare un targeting dei prezzi piuttosto che del tasso di inflazione nei prossimi mesi. La logica dice che se i prezzi sono scesi è normale che si sia un aumento dell’inflazione per compensare la riduzione, credo che quella sia una direzione verso cui la BCE potrebbe muoversi, queste cose sono quelle già annunciate dalla FED, guardare al tasso d’inflazione se si vuole medio, quindi non guardare solo avanti ma ricordarsi anche cosa è successo indietro, tutto questo nel contesto in cui le banche centrali sanno che se aumentano i tassi di interesse troppo presto, succede un gran casino perché in generale se aumentano i tassi, ci sono molti paesi che sono molto indebitati, in cui anche un aumento per calmierare l’inflazione lo sopporterebbero con difficoltà, senza parlare dell’acquisto di titoli di stato.

Una valutazione generale, secondo lei l’Europa va verso la direzione giusta in questo momento di post pandemia, lei ha menzionato anche alcuni target come investimenti sostenibili o digitalizzazione, quindi è questa la direzione giusta?

In termini generale, per la politica monetaria è presto per dirlo perché questo aumento dei prezzi che abbiamo visto dall’inizio dell’anno dovrebbe calmierarsi, bisogna tenerlo sott’occhio. Per quanto riguarda le politiche di solidarietà europee, per noi italiani senz’altro si va nella direzione giusta perché senza di queste sarebbe stato un bel problema sia in termini di acquisti di titoli di stato della BCE che ci hanno salvato l’anno scorso, sia ora con il PNRR, ora vediamo se riusciamo a fare le riforme che non abbiamo fatto per molti anni.

In autunno ci saranno le elezioni in Germania, potrebbero cambiare gli scenari europei in assenza di Angela Markel?

Io credo di no, ci sarà una certa continuità, almeno che non vince alternative for Deutschland ma non credo proprio, non credo ci saranno soprese enormi, la cosa di cui preoccuparsi è l’inflazione, perché l’inflazione in questi 5 mesi, annualizzata, è dell’8%, un numero che comincia a spaventare. Lo scorso mese ha cominciato a rallentare, ma se va avanti così non solo il governo si deve preoccupare ma tutta la società tedesca.

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