Le Fonti Contro Tutti #PPS​​ – Intervista a DJ Ringo

Martedì 18 maggio, ospite con noi su Le fonti contro Tutti #PPS, l’icona radiofonica e televisiva, DJ Ringo, che ha parlato della sua carriera, del suo vissuto e di quelle che sono le sue idee attuali, dalla scelta del suo nome d’arte sino all’incontro ravvicinato con il vero Ringo Starr.
DJ Ringo
https://www.youtube.com/watch?v=JNj8bLgj5JI

Martedì 18 maggio, ospite con noi su Le fonti contro Tutti #PPS, l’icona radiofonica e televisiva, DJ Ringo, che ha parlato della sua carriera, del suo vissuto e di quelle che sono le sue idee attuali, dalla scelta del suo nome d’arte sino all’incontro ravvicinato con il vero Ringo Starr.

Veniamo all’attualità, da dove nasce l’etichetta “Ringo un uomo di destra? Quando ho parlato con il tuo amico Marco Giallini mi ha detto “eh ma a Ringo devo spiegare tutto, d’altronde è di destra”, ovviamente era una battuta.

Lui mi chiama il nazista addirittura, perché Marco rappresenta un po’ l’italiano per cui se tu dici apertamente che non voti la sinistra e non mi sta nemmeno simpatico il pensiero di sinistra, in questo momento sono bollato come nazista. Ma possibile che non posso essere né di destra né di sinistra? Però se tu dici che non sei di destra, passa inosservato, se dici che non sei di sinistra, c’è un assalto terribile e ti bollano come cattivo nazista, è allucinante sta cosa.

Lo so, se non sei di sinistra automaticamente sei di destra, di destra estrema, un fascista o nazista ed è vera la circostanza che hai segnalato, non succede mai il contrario, se dici non sono di destra finisce li, se non sei di sinistra, la tendenza del mainstream, mi dispiace perché le mie radici storiche di tanti anni fa provengono da li, poi uno cresce, comincia a ragionare, mette a fuoco meglio i contorni dei problemi, si documenta, legge libri diversi, perché se leggi libri orientati tutti nella stessa maniera, avrai una visione, che sarà anche corretta, ma è una visione parziale. Bisogna cercare sempre di avere open mind, una visione a 360 gradi e automaticamente, evidentemente, sei destra. Che uno dice, no. Purtroppo questo avviene su tutti i temi, anche quelli all’ordine del giorno. So che tu non hai preso benissimo le esternazioni, e non l’ho fatto nemmeno io lo dico subito, di Fedez al concertone del primo maggio, primo perché il concertone è una cosa che, come diceva Elio e le storie tese, mi ha sfrantumato gli zebedei, questo rito che si trascina dove si parla di tutto meno che di lavoro, essendo il concertone del primo maggio uno si aspetterebbe i diritti sociali, la disoccupazione, le paghe basse…

Non mi sembra che li abbiano toccati, io sono molto lontano da quel giro, non frequento e non voglio frequentarlo. Tornando un passo indietro, io non sono un politico e non faccio politica, però leggo, cerco di documentarmi e ascolto, l’errore che fa la sinistra in Italia è quello di stigmatizzare chiunque non sia d’accordo con il loro pensiero, ti ritrovi accusato e messo da parte o ghettizzato, cosa che è successa anche nell’ambiente musicale degli anni 70-80, se tu non avevi la testa di sinistra negli anni 70 non potevi fare nulla, non potevi suonare, non potevi andare nei teatri, non ti davano nulla e questo pensiero va avanti. Poi il primo maggio, ma chi l’ha detto che il rock è di sinistra? La festa deve essere di tutti i lavoratori, il lavoratore è un lavoratore, andrebbe rispettato per quello che fa nella vita, se lavora, ha una famiglia e porta avanti questa vita. Basta con sta storia del primo maggio con la bandiera di Che Guevara, che ha fatto lui per l’Italia e i lavoratori italiani?

Beh bisognerebbe chiedere ai gay di Cuba che cosa è successo ai gay a Cuba? Lo dico perché tu dici che al primo maggio fanno vedere le bandiere di Che Guevara, siccome Fedez ha fatto un intervento molto polemico contro gli omofobi e poi ha detto “hanno anche cercato di censurarmi”, se tu mi dici che al concerto del primo maggio ci sono le bandiere di Che Guevara devo ricordare che lui e Fidel Castro, a Cuba, come in tutti i regimi dittatoriali, di destra o di sinistra, compresi quelli teocratici come l’Islam dove vengono impiccati, diciamo che di solito gli omosessuali non vengono tollerati, in tutti i regimi dittatoriali. Chi inneggia Che Guevara e Fidel Castro dovrebbe almeno informarsi su quello che è successo a Cuba negli anni 60 e successivi. Dicevo che a te non è piaciuto l’intervento di Fedez e hai postato un lungo intervento sui social che è piaciuto molto a proposito di qualche riflessione su quell’episodio.

io ho repostato un articolo di un giornalista, che scrive in un giornale online molto interessante, dicendo che in quell’analisi mi ci ritrovo. Perché io leggo le analisi deli altri, in alcune mi ci ritrovo, in altre no, può capitare a tutti e qualcuno mi ha detto “hai scritto un articolo pazzesco”…no, non l’ho scritto io, però già c’erano molti che avevano sollevato dei polveroni pensando che io avessi scritto quelle cose. Allora, il giornalista ha pensato bene di intervistarmi, ho detto delle cose su Fedez, non mi sembra di averlo offeso e penso l’abbia capito anche lui, perché ho detto dei pensieri, ho detto “non so, questa voglia di apparire, di fare esternazioni in questi momenti…preferivo allora l’hip hop degli anni 70”. In quegli anni c’erano delle battaglie per un malessere vero e proprio, adesso sembra che il malessere sia solo su Instagram.

Si sembra che se non esplode via social, il malessere non c’è e magari nella realtà c’è un altro tipo di malessere, ancora più incisivo e profondo, ma siccome non emerge sui social e come se non esistesse.

Adesso sui social si minacciano di morte, e poi dopo quando si vedono si ignorano, mi fanno ridere, è un teatrino da paraculi.

Beh, qualche volta si danno degli appuntamenti e si menano anche sul serio, spesso per motivi che dire futili o rilevanti è un eufemismo, cambiando discorso, mi ha colpito una frase, tornando a Fedez e poi passando oltre, in cui lui ha detto “è vero, quando avevo 19/20 anni, ho scritto più di un testo omofobo, lui così come altri rapper italiani, però avevo 19 anni.” Allora ti volevo chiedere, quando il segretario del PD Enrico Letta dice che dovremmo dare il voto anche ai 16enni, ho visto un certo cortocircuito allora, perché se poi uno arriva a 30 e dice che quando ne aveva 20 sbagliava, allora proporre il voto ai 16enni non ti sembra vagamente contraddittorio, da parte soprattutto di un partito di sinistra?

Sono d’accordo con te, io a 16 anni sarei solo la patente e a 18 metterei il servizio militare.

Ah rintrodurresti l’obbligo del servizio di leva?

Si. Perché abbiamo tanti bambocci, la società di è messa in una condizione per cui il loro riferimento è il social, è Instagram, quasi quasi non sono nemmeno più i genitori, poi ti ritrovi che non sono capaci nemmeno a farsi una pasta o a stirarsi una maglietta. Io dico che un anno lontano da casa faceva bene ai giovani, lo so che tu pensi che sia una pazzia però conoscersi, frequentarsi in difficoltà lontani da casa, ci si rivedeva anche con i pochi soldi che c’erano, secondo me aiutava tantissimo a far capire cos’è la vera amicizia, cosa vuol dire aiutarsi e fare un gruppo. Era un annetto in cui dovevi davvero imparare a sopravvivere.

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