Con l’economia cinese sotto pressione, gli effetti del Coronavirus sul lavoro rischiano di raggiungere anche il nostro Paese. Gli esperti concordano sul fatto che in tutto questo avrà un ruolo chiave la durata dell’epidemia.
Le sfide geopolitiche ed economiche mondiali in questo momento sono molte. In realtà lo sono sempre state, ma certi argomenti ora attirano la nostra attenzione più del solito; basti pensare all’epidemia cinese del Coronavirus che sta mettendo a dura prova gli equilibri. Nonostante le emergenze e le criticità, fare impresa a livello globale è comunque un imperativo, visto che i confini domestici non bastano più.
Debora Rosciani ha provato a fare il giro del mondo in questo inizio di 2020 per capire cosa devono aspettarsi le imprese, tra rischi e opportunità per il proprio business partendo proprio da questo cigno nero che si è materializzato sotto forma di emergenza sanitaria. La conduttrice di Business Leaders è stata accompagnata in questa analisi da Paolo Magri, Vicepresidente esecutivo e Direttore dell’Ispi oltre che docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi. “Il 2019 ci ha lasciato in eredità molte questioni aperte – ha spiegato Magri – dove anche la Cina è coinvolta. Mi riferisco soprattutto alla guerra commerciale con gli Stati Uniti che è in realtà una guerra per la supremazia tecnologica e politica. Chiunque arriverà o resterà alla Casa Bianca dovrà tentare di sciogliere questo nodo”.
Il Direttore dell’Ispi ha poi analizzato l’impatto del Coronavirus sull’economia cinese e, di riflesso, su quella italiana. La Cina oggi rappresenta una delle maggiori potenze commerciali al mondo, con accordi e affari che si estendono a livello internazionale e che, di conseguenza, riguardano anche il nostro Paese. “Con il Coronavirus è emerso un quadro che non conosciamo e questo rappresenta per tutti un fattore di grande incertezza – ha sottolineato Magri-. Tutto dipenderà da quanto durerà l’emergenza sanitaria, cosa che ancora non sappiamo. La decrescita può variare da alcuni decimali ad alcuni punti percentuale. Se si verificasse quest’ultimo scenario sarebbe un grave danno, soprattutto per l’economia cinese”.